Maurizio Bestagno nacque a Sanremo il 6 marzo 1930; dopo la maturità classica al liceo Saccheri di Sanremo, si laureò in medicina e chirurgia presso l’Università di Genova nel 1956. Il periodo storico della sua formazione, tra le due guerre mondiali, le difficoltà durante la guerra e nella fase postbellica, contribuirono alla definizione del carattere e delle scelte di vita caratterizzate da semplicità, sobrietà, concretezza, combinate con un’innata eleganza nei modi.
Nell’anno accademico 1953-54 entrò come allievo interno nel costituendo Centro Radioisotopi della Clinica Medica dell’Università di Genova, presso il quale rimase poi come assistente volontario, straordinario ed entusiasta assistente di ruolo. In questo periodo si specializzò dapprima in endocrinologia (1958) e poi in radiologia (1962) integrando conoscenze di biologia e di diagnostica per immagini che rappresentano l’elemento caratterizzante della medicina nucleare, di fatto superando visioni settarie circa la collocazione di questa specialità nel mondo clinico o radiologico, dicotomia che considerò sempre alla stregua di una polemica di basso profilo.
Il suo nome spiccava nel panorama della medicina nucleare italiana e nel 1966 iniziarono i primi contatti con gli Spedali Civili di Brescia, favoriti dal Prof. Mauro Piemonte, radioterapista ed indiscusso leader, a quell’epoca, della sanità bresciana. Il Prof. Bestagno per il quale si prospettava una brillante carriera accademica accettò di trasferirsi a Brescia, ma solo qualora si fosse istituito un primariato ospedaliero autonomo. Nel 1967 nacque così il primo primariato di medicina nucleare in Italia, che il professor Bestagno diresse sino al 1997.
Già dalle origini il reparto veniva strutturato come sezione di diagnostica, sezione di radiochimica e sezione di terapia metabolica. Inoltre, venne creata una organizzazione per la diagnosi e la terapia delle malattie della tiroide in armonia con un famoso endocrinologo di allora, il professor Gianni Giustina.
Attivo nelle società scientifiche della disciplina fu eletto presidente della Società Italiana di Biologia e Medicina Nucleare nel biennio 1987-1989, ponendo le basi per l’unificazione con la sezione autonoma di medicina nucleare della Società italiana di Radiologia, divenendo socio fondatore dell’Associazione Italiana di Medicina Nucleare. Nel 1969 partecipò attivamente alla preparazione dei “decreti delegati” nei quali per la prima volta comparve la denominazione ufficiale di “servizio di medicina nucleare”.
Al di là dei meriti scientifici e professionali chi ha conosciuto il Prof. Bestagno ne ha apprezzato la vasta cultura che spaziava dalla storia alla letteratura, dalla musica, di cui era un profondo conoscitore, all’arte e alla filosofia della scienza. Di queste enormi conoscenze non ne ha mai fatto motivo di ostentazione, ma le proponeva con umiltà agli interlocutori in discussioni sempre coinvolgenti e rispettose di comportamenti ed opinioni. Il suo spirito di educatore ha permesso di formare allievi che ha sempre spinto ad approfondire temi emergenti della disciplina, allievi che hanno poi occupato posizioni di prestigio in numerose realtà italiane e che erano tutti presenti alle sue esequie, legati da amicizia e stima, generate dalla correttezza dei rapporti e dall’atmosfera creativa che si è sempre respirata nella Medicina Nucleare di Brescia.
Nel 1986 è stato proclamato cittadino benemerito dalla “Famija Sanremasca” e dal Comune di Sanremo. Dal 1998 al 2003 è stato membro del Consiglio Comunale del Comune di Brescia. Nel 2009 ha ricevuto un premio alla carriera per meriti professionali dall’Ordine dei Medici di Brescia.
Da ultimo non si può non ricordare la copiosa attività nel volontariato, sempre sommessa come nel suo stile. Ha vissuto le fasi finali della malattia con estrema lucidità, consapevolezza e serenità, supportato da una profonda fede cristiana, maggiormente preoccupato dei riflessi psicologici sulle persone care che sulle sue reali condizioni fisiche. Il 1° luglio u.s. venne in Medicina Nucleare, questa volta da paziente e rimase toccato per la devozione e la cortesia ricevute da tutto il personale e fu quasi commosso quando gli ricordammo che questo era solo un piccolo riflesso dell’amore che aveva profuso verso tutti i suoi pazienti.
Lascia la moglie Liliana, inseparabile compagna di una vita, i figli Marco, Paolo e Francesco e numerosi nipoti, una grande famiglia, che rappresentava, questa sì, il suo vanto ed il suo manifesto orgoglio.
Raffaele Giubbini