Il dottor Paolo Gei ha ideato il progetto “Bellezza che cura”, proponendo visite guidate al Parco Archeologico di Brescia per diverse centinaia di pazienti cardiopatici, oncologici, autistici, disabili gravi, con sindrome di Down o Alzheimer.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il suo articolo sull’iniziativa.
L’ARTE è TERAPIA. Questo concetto fonde in modo mirabile scienza medica e scienza umana, ricongiunge ragione e sentimento, conscio ed inconscio, corpo ed anima.
Quest’ultimo è sicuramente un tributo dell’arte contemporanea a partire da inizio ‘900, quando gli studi freudiani dimostrarono che tanta parte dell’attività cerebrale umana si svolge a livello inconscio o non verbale ed emerge spesso proprio, oltre che in sogni, immagini, suoni, anche con l’arte.
L’attività creativa ma anche solo l’osservazione dell’arte, meglio se guidata, aiuta quindi a conoscere meglio se stessi ed a poter dire, a volte, davanti ad un’opera: questa sono io. In questo caso, la guida o l’esperto è proprio colui che fa notare significati o dettagli, che permettono di meglio appropriarsi di un’immagine o di un’emozione.
E’ quindi necessario rendere sempre più accessibili i musei e le mostre d’arte, in particolare a persone fragili e con problemi di salute di varia natura: cardiopatici, oncologici, depressi, dializzati, parkinsoniani solo come esempi, ampiamente estendibili ad altre categorie di fragilità. Musei quindi come luoghi di riabilitazione post-traumatica, della vita interiore e della dimensione sociale condivisa. I benefici della visione dell’Arte, secondo gli studi clinici raccolti dall’OMS nel 2019 e di molto ampliati dalla traumatica esperienza recente della pandemia, sono molteplici:
Psicologici: stimolazione sensoriale e cognitiva, evocazione di emozioni e stimolo alla memoria, all’immaginazione, all’autostima
Fisici: attività motoria moderata ed in gruppo, risposta ormonale favorevole (aumento produzione di serotonina e dopamina, ormoni del benessere) diminuzione degli ormoni dello stress (cortisolo ed adrenalina, che aumentano invece pressione arteriosa, aritmie e lavoro del cuore) aumento difese immunitarie
Comportamentali: stili di vita più sani e più portati alla prevenzione, aumento degli scopi, interazione con argomenti riguardanti la salute ed il benessere sociali: riduzione solitudine ed isolamento, interazione sociale, scoperta delle proprie radici storico-artistiche
Tutto quanto detto, ha importanti ricadute sul piano medico: il miglioramento dell’assetto ormonale, con la riduzione dei mediatori dello stress, riduce il lavoro del cuore, la pressione arteriosa e le aritmie, tipo extrasistoli nei cardiopatici, ipertesi e diabetici, così come l’aumento della serotonina migliora il tono dell’umore nei depressi.
La stimolazione visiva e cognitiva migliora la memoria nei pazienti con demenza iniziale. L’attenzione richiamata sui dettagli delle opere e la percezione guidata sulla prospettiva, la tridimensionalità e le sfumature di colore migliorano i movimenti oculari compromessi nella malattia di Parkinson. Ulteriori studi su altre patologie croniche sono tuttora in corso.
Sulla base di questi presupposti sia teorici che pratici, Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con lo scrivente, già primario della Cardiologia riabilitativa degli Spedali Civili, con seconda Laurea in Lettere ad indirizzo storico, artistico, archeologico, ha quindi elaborato un progetto operativo per consentire a soggetti che hanno problemi fisici persistenti ma stabili, di poter percorrere in sicurezza il Percorso Archeologico: dal Tempio Repubblicano fino a Santa Giulia, passando per Capitolium, Vittoria Alata, Teatro Romano, San Salvatore e Croce di Desiderio (percorso di circa 1,5 km e 90’ di durata). Una sicurezza fisica ed anche psicologica, che proviene dall’avere una guida archeologica che è, al contempo, anche un medico.
Il progetto è pertanto dedicato ad ampie categorie di pazienti con varie patologie e disabilità, comprese quelle fisiche e cognitive anche di giovani, adulti ed anziani ed ha ottenuto il patrocinio dell’Ordine dei Medici. Nel 2022, su un percorso ridotto al solo Parco archeologico di Brixia Romana, c’è stata la partecipazione di circa 200 pazienti con varie patologie, tra cui anche i giovani disabili dell’Associazione Il Vomere di Travagliato ed il progetto ha avuto già ampia risonanza mediatica.