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Notiziario dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Brescia – aut. Tribunale di Brescia n. 195/1962

L’emozione di un rapporto

Francisco José de Goya y Lucientes, Autoritratto con il dottor Arrieta, 1820, olio su tela, 114.62 x 76.52 cm - Minneapolis Institute of Art, The Ethel Morrison Van Derlip Fund, 52.14 - Foto: Minneapolis Institute of Art

Il famoso pittore spagnolo Francisco de Goya y Lucientes (1746-1828) non aveva un buon rapporto con i medici, anzi in una acquaforte del 1799 (“Di che male morirà? De Que Mal Morira? – Metropolitan Museum Art, New York) dimostra tutto il suo disprezzo per la professione raffigurando un medico con le sembianze di un asino.

Goya patisce fin dalla giovane età diverse malattie che “peggiorarono nel resto della sua carriera e l’opera dell’artista divenne più cupa nel contenuto emotivo, probabilmente riflettendo la sua cattiva salute” (Felisati D., Sperati G. Francisco Goya e la sua malattia. Acta Otorinolaringologica Italica. 2010; 30 :264-270.) 

Alcune opere sono inquietanti, se non raccapriccianti, alla visione del non esperto, come Saturno che divora suo figlio.

Nel 1819 (Goya morirà nel 1828) soffre di una malattia acuta e lo cura un medico di cui sappiamo poco, forse esperto in malattie infettive grazie ad un soggiorno in Africa: il dottor Arrieta.

Superata la fase acuta il pittore dedica al suo medico un dipinto che li ritrae entrambi.

Non credo sia di grande interesse dedurre dal dipinto di quale malattia avesse sofferto il pittore, ma da profano colgo nella rappresentazione non solo la gratitudine verso chi si è preso cura di lui, ma, senza retorica, l’emozione di un rapporto. È una sensazione che se volete risente dell’incompetenza di un’analisi artistica, ma è quella genuina di chi riconosce l’affidarsi del malato al suo curante.

Il quadro ha più di duecento anni, ma il suo messaggio è del tutto attuale, moderno, e ognuno di noi si può ritrovare.

Brescia: medicina e cultura.

Ordine, Comune e le grandi istituzioni culturali della nostra realtà oggi iniziano un percorso di arte, di musica, di teatro e di cinema. Speriamo che sia un anno di emozioni per noi, ma soprattutto per i bresciani, perché la medicina da sempre vive di uomini e di donne che non solo la praticano, ma che la amano.

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