Davanti alla stanza 24
Lunedì: la ragazza da due ore è al telefono, “mi hanno detto che aspettano il referto della TAC”, “devono sentire il chirurgo” “bisognerà vedere l’istologia”.
Martedì: via vai di medici; in tarda mattinata tre di loro, divisa verde, entrano in stanza; quando escono si fermano con la ragazza e con una signora, potrebbe essere sua madre, il più anziano parla con loro, certamente non dà buone notizie, gli altri partecipano con mimica di circostanza.
Mercoledì: un ragazzo e la ragazza sono abbracciati, lei piange silenziosamente e lui cerca di consolarla, la stringe.
Giovedì: la ragazza è con due coetanee; ha il volto provato di chi non dorme da un po’, i capelli in disordine, indossa gli stessi abiti da quando l’ho vista la prima volta.
Venerdì: le visite sono più frequenti, fuori dalla stanza si formano gruppetti di tre-quattro persone, parlano sommessamente con la ragazza e se ne vanno dopo poco. Lei si è cambiata abito.
Sabato: diverse persone stazionano davanti alla porta per tutta la giornata. Quando la sera passo davanti alla stanza vedo, nell’anticamera, appeso alla piantana portaflebo, un appendino con abito, camicia e cravatta coperti da una busta di cellophane.
Stamattina il corridoio è vuoto, nella stanza 24 ci sono due ausiliari che rifanno il letto.