Affrontare il tema dell’abbandono della borsa, nell’ambito delle specializzazioni mediche, è complesso quanto necessario. La rappresentanza a livello nazionale mi ha reso chiaro che esistono due ordini di problemi quando si parla di questi abbandoni.
Il primo ordine è certamente legato alla specializzazione in sé. Per come è strutturato il contratto, il medico in formazione specialistica, pur prendendo parte all’attività lavorativa, è uno studente, con un monte orario, il cui apporto non deve essere indispensabile alla gestione del reparto. Tant’è che da qualche anno esiste il cosiddetto decreto Calabria che permette di strutturare un medico in formazione specialistica, di fatto facendogli perdere lo status di studente.
Nella realtà quotidiana, tuttavia, lo specializzando è costretto ad affrontare un monte orario anche doppio rispetto a quello previsto, turni che non hanno lo smonto ed è spesso condannato alla gestione della burocrazia. In virtù di queste impellenze e di questo monte orario esagerato gli è di fatto preclusa l’attività lavorativa in guardia medica o in sostituzione nella medicina territoriale, trasformando di fatto la borsa di 1650 euro in una paga che oscilla dai 7 ai 3 euro l’ora nei casi più estremi e che va a compensare costi fissi come l’Enpam, l’iscrizione all’università ed un’assicurazione, oltre ai costi dei trasporti/alloggio quando ci si sposta nella rete formativa.
Un altro capitolo si apre con la presenza del tutor che dovrebbe essere sempre presente durante l’attività dello specializzando, cosa che non sempre si verifica o si verifica in maniera fantasiosa. Talvolta il medico in formazione specialistica, come in alcuni casi sicuramente estremi e famosi, viene utilizzato per svolgere ruoli di segreteria come accettare i pazienti al banco, o di case management.
Come associazione è capitato di avere interlocutori che archiviassero quest’ordine di problemi con una “poca propensione al sacrificio” degli attuali medici, individuando la “colpa” nelle possibilità che il mercato offre. Ovverosia “se non ci fossero così tante borse di specializzazione/medicina generale, avremmo risolto il problema”. La verità è che la generazione che oggi potrebbe invertire la tendenza è stata a sua volta vittima di questi abusi ed accade che sia prona a giustificarli nel nome della formazione. Serve tuttavia qualcuno che spezzi la tendenza.
Recentemente sono stati pubblicati i questionari di valutazione delle scuole, è inutile dire che i tassi di abbandono si verificano perlopiù dove la situazione è più grave, statisticamente parlando. Come ho anticipato, esiste un secondo ordine di problemi: le prospettive.
Determinate specializzazioni al momento offrono condizioni lavorative future poco attraenti, collegate nella realtà al primo ordine di problemi. Il direttore di scuola spesso, per quanto responsabile delle condizioni della specializzazione, non è altro che la vittima di un sistema che chiede un grande numero di prestazioni ad un organico anche dimezzato e che nella realtà non potrebbe funzionare (come dovrebbe) senza il sacrificio degli specializzandi, per come stanno le cose ora.
E’ chiaramente evidente che finire determinate scuole di specializzazione significa entrare poi come strutturato in un mondo composto: dall’impossibilità di esercitare libera professione, da lavoro sottorganico costante, da notti difficili e di scarso riconoscimento e tutela (basti vedere il numero di aggressioni verificatesi nei PS) magari a fronte di colleghi gettonisti che, pur senza specializzazione, ottengono perlomeno soddisfazione economica (problema sollevato anche dal nostro assessore alla sanità regionale).
Concludo con delle considerazioni: le specializzazioni dell’università di Brescia sono ampiamente perfezionabili (specie sotto il profilo del monte orario, cosa non da poco…) ma le situazioni drammatiche sono da ricercare altrove.
Gli ordini di problemi che ho sollevato sono risolvibili? Assolutamente si. Porsi l’obiettivo di migliorare i questionari di valutazione (e non come è accaduto in alcune altre università, dove gli specializzandi hanno ricevuto un facsimile ed un invito a compilare in una determinata maniera) di per sé migliora la situazione. Conscio che gli specializzandi siano una risorsa importante per la sanità, bisogna lavorare ad un contratto di formazione-lavoro, che non preveda incompatibilità, che abbia un salario decente (ed adeguato al costo della vita attuale), che preveda delle vere ferie e dei veri giorni di malattia, così come la tutela del monte orario. In ultimo dovremo lavorare per risolvere il secondo ordine di problemi, perché quale che sia la sanità del futuro abbiamo bisogno di Internisti, di Urgentisti e di Chirurghi, così come di Patologi.