illustrazioni di Raffaele Spiazzi
Chi non ha mai giocato a Monòpoli (oggi, all’americana, Monopoly) alzi la mano. A raccontarlo in due parole per chi eventualmente non lo conoscesse, Monopoly è quel gioco dove chi ha prende, e chi non ha ben che gli vada sta a guardare, altrimenti paga, finché ne ha.
La suggestione per l’illustrazione di questo numero di Brescia Medica, tra sostenibilità e sottofinanziamento del SSN e nuove prospettive d’impiego in sanità dell’Intelligenza Artificiale, parte da qui, dallo stridente confronto fra il sentire di molti che la tutela della salute sia UNA COSA SERIA E NON UN GIOCO e l’allarme diffuso che questa tutela – scolpita indelebilmente nella nostra carta costituzionale e declinata in valori “antichi ma universali” come diritto alla salute, equità, libertà, rispetto… – stia venendo invece “MESSA IN GIOCO” e, quindi, in discussione, tra scelte/non-scelte, deficit di programmazione, conflitti di interesse e miopi rinvii e chi più ne ha più ne metta.
Da qui la provocazione della mia opera: non è che il MONOPOLY al quale tutti abbiamo, da bambini o da adulti, giocato, si stia trasformando in un più intrigante SANOPOLY, dove la posta in palio non sono più i denari accumulati o persi e il rischio di bancarotta, ma piuttosto la possibilità di curarsi quando i casi della vita (i dadi, le carte “imprevisti”, lo scorrere inevitabile dell’età…) ti pongono nella necessità di doverlo fare?
E così, tra ironia e sorrisi amari, ecco che luoghi classici del Monòpoli di un tempo, quali Vicolo Corto e Vicolo Stretto, diventano in questa proposta un raro Intestino Corto e un più improbabile Intestino Stretto, così come, dall’altro lato del tabellone, quello dei ricchi, il Parco della Vittoria e il Viale dei Giardini si trasformano in un ben più concreto Parco del Benessere o in un irriverente Viale dei Ritocchini. E le classiche stazioni del Monòpoli, la via per intraprendere Viaggi della Speranza (e attenzione alle Disequità Regionali, altra casella) o per rincorrere – sempre pagando, s’intende – miracolistiche Cure all’Estero.
Suggestione nella suggestione, ho poi immaginato che in questo gioco di società non saremo soli, e sempre più ci avvarremo di nuovi compagni di viaggio creati dalla Intelligenza Artificiale e dai SUOI algoritmi, che però essendo i “NOSTRI” algoritmi, altro non potranno fare che allargare le braccia e guardarci con comprensione nel constatare la nostra frequente e insana propensione a cacciarci nei guai. Perché i modelli sanitari sono frutto delle scelte di una società, non sono verità indiscusse. Ne esistono tanti a questo mondo, con i loro pregi e i loro difetti, e tutti hanno diritto di cittadinanza. Ma, una volta scelto un modello, questo va sostenuto con le risorse necessarie perché funzioni al meglio e mantenga quel che promette. Altrimenti, vuol dire che, senza esplicitamente dichiararlo, stiamo giocando un’altra partita, che abbiamo deciso di riferirci ad un ALTRO algoritmo e ad altri obiettivi, per i quali non basterà l’intelligenza artificiale a salvarci, o a far tornare ad esser meno iniquo il nostro sistema attuale.

Niente più che un gioco di società, non fosse che si sta parlando della salute nostra e delle generazioni che verranno. Con un’ultima avvertenza. Nel gioco della vita, quando si parla di SALUTE, imprevisti e probabilità si chiudono come in cerchio. E le malattie, piccoli o grandi guai che siano, stanno anche, anzi soprattutto, nel mazzo delle PROBABILITÀ. Di ciò, così come del destino del nostro SSN, che nessuno dica che era… IMPREVISTO.