Il 16 ottobre 1943, “sabato nero” del ghetto di Roma, 1024 persone furono costrette a salire sui carri bestiame e deportate nei campi di sterminio.
Ma proprio quel giorno scoppiò una drammatica epidemia: il morbo di K. Un centinaio di ebrei furono ricoverati in un reparto di isolamento dell’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina.
Una malattia gravissima, ma grazie all’opera di due medici, Giovanni Borromeo e Vittorio Sacerdoti, e dell’allora studente di Medicina Adriano Ossicini, non vi furono vittime.
La sera di quel 16 ottobre, quando si presentarono le SS, trovarono i medici con le mascherine che descrissero loro i sintoni di estrema severità e contagiosità del morbo di K. I nazisti lasciarono terrorizzati il nosocomio, ritenendo che K stesse per morbo di Koch.
I pazienti guarirono tutti senza esiti, perché il morbo di K, semplicemente, non esisteva. Era un’invenzione dei medici che li salvò dalla deportazione.
Per anni gli stessi protagonisti non vollero parlare di quella storia. Adriano Ossicini disse in una sola occasione «Bisogna sempre cercare di essere dalla parte giusta».
Ottavio Di Stefano
27 gennaio 2023 Giorno della Memoria