Ha 84 anni. L’ho incontrato circa 10 anni fa, non ricordo cosa o chi ci ha fatto incontrare, era prossimo alla pensione. Non ricordo nemmeno il perché diventammo subito “amici”. Sacerdote, per moltissimi anni aveva ricoperto un ruolo importante e delicato nella curia della città. Da allora ho incontrato moltissimi altri sacerdoti; chi l’ha conosciuto lo ricorda per la disponibilità e la gentilezza. Tutti raccontano la sua capacità di comprendere i bisogni delle loro comunità e la capacità di soddisfarli.
I primi anni della “pensione” era tornato nel paese dove era nato, in valle; aiutava i sacerdoti delle parrocchie limitrofe a celebrare le messe domenicali, le confessioni. Mi veniva a trovare ogni lunedì, alle 10, puntualissimo, si fermava non più di quindici minuti e in quel breve spazio di tempo raccontava della sua infanzia, dei bei tempi del seminario, della sua famiglia, della salute dei fratelli, del lavoro dei nipoti, mai della sua salute, dei suoi malanni.
Un lunedì è mancato all’appuntamento; era stato ricoverato d’urgenza in un altro ospedale per un malore non spiegato e che per un po’ gli avrebbe impedito di venire in città.
Mi ha telefonato dopo due mesi, era tornato a casa. La voce era debole. Ha detto che si stava rimettendo, ma che non se la sentiva più di guidare e di riprendere i nostri incontri del lunedì.
Da allora ugualmente, allo stesso giorno, mi ha chiamato alle 10 con puntualità liturgica. La telefonata, attesa, è brevissima, dice sempre di star bene, che ora riesce solo a celebrare qualche messa nella sua parrocchia e che esce raramente di casa. Avendo pochissimo da fare finalmente può pregare quanto vuole. Prega tutto il giorno.
“Caro dottore, lei non sa che gioia mi dà la preghiera”.