Ha 78 anni, coniugata, vive col vecchio marito in due stanze di una cascina quasi diroccata, “Cascina Speranza”, a due chilometri dal più vicino centro abitato. Ha avuto due figli, uno è morto di overdose, l’altro abita fuori regione. Fino al momento del ricovero, seppur a fatica per i molti acciacchi, era in grado di badare a se stessa. Nessun difetto di memoria. È conosciuta ai servizi sociali per le condizioni di indigenza nelle quali vive e per la riluttanza a comunicarle. E per la sua bontà. Nonostante una vita provata dalla povertà è una donna positiva, fiduciosa che le difficoltà si possano sempre superare.
È venuta in pronto soccorso perché due giorni fa, specchiandosi, ha notato la comparsa di asimmetria della bocca (“ho la bocca storta”). La TAC del capo ha evidenziato una raccolta di sangue sottodurale bilaterale, cronica a sinistra e sub-acuta a destra. Durante il ricovero ha una crisi epilettica e si manifesta anche un difetto di forza all’arto superiore sinistro, che in pochi giorni si fa progressivamente più marcato.
Ottenuta la stabilizzazione viene trasferita in un centro di riabilitazione dove potrà proseguire le terapie e vicino alla sua abitazione affinché il marito possa più facilmente andare a visitarla.
Dopo due settimane ritorna in pronto soccorso: codice rosso. È in coma: dal giorno precedente è soporosa e da stamattina non risponde ad alcuno stimolo. La paziente non supera l’intervento di svuotamento dell’ematoma cranico tempestivamente diagnosticato in pronto soccorso. Muore nella notte.
Il mattino successivo l’assistente sanitaria ci informa che la famiglia non ha il denaro per il funerale. Si interpella l’assessorato del Comune di residenza che autorizza un “funerale di povertà”. Nel pomeriggio ritelefona l’assessore informando che un’agenzia di pompe funebri verrà all’obitorio dell’ospedale per prelevare e trasportare la salma al domicilio: con un’estemporanea colletta i parrocchiani hanno raccolto il denaro necessario e lì allestito una semplice camera ardente. Secondo le usanze della comunità contadina, il corteo funebre l’indomani potrà partire dalla casa del defunto, dalla sua “cascina Speranza”.