Cerca

Uno spazio di confronto sulla medicina con notizie, opinioni e commenti

Notiziario dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Brescia – aut. Tribunale di Brescia n. 195/1962

Essere medici oggi: il parere dei giovani medici 3. Le criticità della professione

Abbiamo chiesto a un gruppo di giovani medici di raccontarci motivazioni, problemi e prospettive del loro percorso professionale, rispondendo ad alcune nostre domande.

Vi proponiamo in anteprima una sintesi delle loro risposte, che proporremo on line a cadenza settimanale, suddivise per argomenti tematici. La versione integrale dei contributi sarà pubblicata sulla prossima edizione cartacea di Brescia Medica.

Nel tuo percorso professionale quali i principali problemi/difficoltà che hai incontrato nei rapporti con i colleghi, nei rapporti con le strutture/enti presso cui svolgi la tua attività, nei rapporti con i pazienti?

«Penso che le principali problematiche che affliggono la classe medica siano due: l’eccessiva burocratizzazione dell’attività clinica e la costante riduzione dei tempi di contatto “umano” con il paziente. Gli ambulatori devono andare sempre più veloci, i tempi delle visite si riducono, le carte da compilare aumentano…

La maggior parte degli altri problemi deriva in qualche modo da questa riduzione del tempo di cura: una persona che non si sente ascoltata e che non riceve sufficienti spiegazioni sarà sempre più portata alla diffidenza e all’ostilità; si sta perdendo, a tutti i livelli, il rapporto medico-paziente, lasciando spazio ad una modalità che assomiglia più a quella di “venditore-acquirente”: il paziente chiede ed il medico prescrive, mettendo forzatamente da parte l’ascolto, il confronto, le spiegazioni che dovrebbero rappresentare la base di quel rapporto di fiducia senza il quale il percorso di cura perde una gran parte del suo potenziale.

Questa frustrazione si fa sentire anche nel rapporto tra medici: i turni sempre più lunghi, la vita privata messa da parte, i ritmi di lavoro sempre più rapidi possono facilmente creare tensioni anche nei gruppi più affiatati, e spesso rischiano di scatenare “guerre tra poveri” in cui l’ospedaliero scarica le colpe sul MMG o viceversa, rompendo quello schema di collaborazione che invece ritengo prezioso. Da questo punto di vista mi ritengo molto fortunata, perché ho colleghi su cui so di poter contare, soprattutto quando l’inesperienza e le insicurezze si fanno sentire. Uno degli aspetti più belli del lavoro ospedaliero è infatti per me la possibilità di confronto e di crescita, che spinge ad un continuo e progressivo miglioramento». (Giulia Zambolin, specialista in Malattie Infettive)

«Uno dei principali problemi riscontrato nella mia attività ospedaliera è la difficoltà a tracciare un percorso di crescita personale, lavorativa e carrieristica». (Luca Facchetti, specialista in Radiologia)

«I colleghi sono sempre una risorsa fondamentale per la nostra sopravvivenza in ospedale, in tutte le fasi della vita ospedaliera: lo specializzando più anziano, il giovane specialista, il senior alla mano che ti salverà sempre dalle situazioni più brutte e su cui potrai contare sempre… Al contrario, le figure più tossiche sono i colleghi in burn out, quelli che impari sin da specializzando a tenertene ben alla larga per non incombere sotto la loro ira funesta. Sono quelle persone che tendono a riversarti addosso l’odio che provano per il lavoro, l’ospedale e il “sistema”.

Riguardo invece ai rapporti con le strutture, molti oncologi al termine del percorso professionale ricevono contratti di lavoro fatiscenti sia in termini economici che di condizioni di lavoro, contratti che possono durare anche anni, e questo avviene non solo negli ospedali universitari ma un po’ ovunque. A discapito di chi ancora giustifica queste situazioni etichettandole come gavetta, penso sia indecente proporre contratti di quel tipo a professionisti che hanno impiegato anni per formarsi. Se il lavoro non verrà adeguatamente retribuito, sia da un punto di vista economico che di crescita professionale, sarà sempre più difficile reperire professionisti che vogliano farlo. Spesso i giovani oncologi, oltre che sottopagati, si ritrovano a dover lavorare anche di più rispetto ai colleghi più anziani, ricevendo tra le altre cose anche l’incombenza della parte burocratica che è diventata ahimè parte preponderante del lavoro. La frustrazione diventa quindi doppia, non solo economica ma anche di realizzazione e gratificazione lavorativa». (Sara Cherri, specialista in Oncologia)

«Dire che la medicina generale sia vessata da un carico burocratico sempre crescente e opprimente che sottrae tempo alla pratica clinica è diventato ormai una sorta di mantra, ma purtroppo è la realtà quotidiana. Su questo aspetto penso debba anche migliorare la comunicazione e la collaborazione tra ospedale e territorio: troppo spesso si ha l’impressione che ci si passi la “patata bollente” delle incombenze burocratiche». (Matteo Bonavita, medico di Medicina Generale)

«All’inizio della mia attività professionale la cosa che più mi ha provato è stato il tempo necessario per comunicare, non tanto con i pazienti, ma con i loro famigliari: nessuno mi aveva preparata al fatto che parte integrante del nostro lavoro è parlare, spiegare e capire, investire tempo e molte energie per essere efficaci nella comunicazione con persone tra loro molto eterogenee sia per estrazione culturale e sociale sia per richieste e talvolta per pretese. Nel percorso universitario non c’era (non sono così informata sul percorso attuale) formazione in tal senso ma è chiaro che per costruire un percorso di cura efficace è necessario essere dei comunicatori altrettanto efficaci.

Talvolta anche i rapporti tra colleghi non sono sempre sereni e questo spesso è per me fonte di stress. Detto questo mi ritengo comunque un medico fortunato perché sul mio percorso, prima di formazione poi lavorativo, ho incontrato persone eccezionali sia dal punto di vista umano sia professionale, con alcuni colleghi ho creato rapporti di stima e di affetto che vanno oltre l’orario lavorativo e con cui posso condividere esperienze di vita oltre che cliniche; ho conosciuto professionisti colti, preparati, motivati a fare bene per se stessi e per i pazienti, colleghi che hanno investito energie e tempo nella professione medica e questo mi ha insegnato a puntare in alto. Tuttavia dopo i primi anni di attività pratica mi trovo a vedere questi stessi colleghi stanchi, oberati, talvolta in burn out, purtroppo non ascoltati dalle alte dirigenze né tanto meno supportati dalle stesse dirigenze che dovrebbero tutelarli, e questo è l’aspetto che ad oggi mi turba e preoccupa di più: se il sistema non sostiene chi lavora bene allora il sistema non può funzionare ed è destinato a soccombere». (Daniela Bettini, specialista in Geriatria)

«Diversi sono i rapporti con i pazienti. A volte, di fronte a situazioni di lamentela, ineducazione e aggressività ci si può trovare impreparati nel dialogo e nella gestione della psicologia del paziente stesso.

Il motivo probabilmente è da ricercare nel fatto che una delle carenze principali che ancora oggi si riscontra nel percorso formativo in Medicina riguarda lo studio e la preparazione sul rapporto medico/paziente, o meglio si seguono dei seminari o lezioni di poche ore, spesso senza dedicarvi il giusto tempo e importanza. Non esistono molti corsi in merito e spesso ciò che ci viene insegnato si basa semplicemente sulla esperienza altrui». (Domenico Massaro Cenere, specialista in Oftalmologia)

«Nell’ambito medico e in particolare in una branca chirurgica è inutile negare esista una componente di maschilismo con cui anche io mi sono dovuta confrontare». (Roberta Alghisi, specialista in Urologia)

«Le difficoltà maggiori con i colleghi credo di averle incontrate da specializzanda con alcuni medici strutturati (fortunatamente pochi) da cui non venivo considerata una pari ma ancora studente o semplice manovalanza.

Allo stato attuale, i problemi più pressanti a mio giudizio sono il basso riconoscimento economico e il rapporto con i familiari dei pazienti, troppo spesso diffidenti verso la categoria medica, convinti che un po’ tutti ormai possano essere medici.

Creare un rapporto di fiducia, alla base della vera alleanza terapeutica, è una delle sfide più complesse che richiede tanta professionalità ma anche le cosiddette “soft skills” per cui non è prevista a livello universitario una formazione specifica». (Valentina Romano, specialista in Geriatria)

«Se fino a tre anni fa riuscivo senza problemi a conciliare medicina d’iniziativa con ambulatorio patologia e avere dei ritmi di vita personale adeguati, con l’arrivo del Covid la situazione è nettamente peggiorata e mi rendo contro che le giornate sembrano non essere lunghe abbastanza per fare tutto il lavoro necessario. C’è stato un peggioramento anche del rapporto con i pazienti, in talune occasioni diventati sempre più pressanti e con pretese non sempre accettabili in termini di velocità di risposta. E’ come se l’epidemia Covid avesse dato il via al motto “tutto e subito”, cosa che con 1500 pazienti (ora anche più numerosi visto il numero degli ambiti carenti) non è possibile soddisfare. Per mia fortuna con molti pazienti avevo già instaurato un rapporto di fiducia e rispetto in precedenza e questo mi permette di spiegare il perché a volte non riesco a rispondere subito alle richieste visto l’enorme mole di lavoro. L’unica soluzione per riuscire ad uscirne illesi è organizzarsi in modo adeguato altrimenti si rischia il burn out o come successo per alcuni colleghi si sceglie di lasciare questo bellissimo lavoro per rifugiarsi in ambito ospedaliero dove una volta che timbri il cartellino sei libero di andare a casa tranquillo».  (Federica Zanotti, medico di Medicina Generale) 

3. continua

Loading

5 1 voto
Valutazione articolo
Iscriviti
Notificami
inserisci il tuo indirizzo e-mail

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti

Altri Articoli

Casi clinici

Pregiudizi e prognosi

Casi clinici/ Perché quell’errore prognostico? Cosa l’ha condizionato?
Un caso emblematico che dà voce all’esperienza condivisa da molti medici.

Continua a leggere »
Articolo

Ritorno a Kabul

Dall’Afghanistan ai Paesi teatro di crisi umanitarie, una testimonianza di vita dalla cooperazione internazionale.

Continua a leggere »
Casi clinici

Sentire voci

Casi clinici/ Una tv che parla, anche da spenta. Una riflessione sulla vecchiaia, la povertà e la relazione d’aiuto.

Continua a leggere »
Casi clinici

La famiglia numerosa

Casi clinici/ Qual è la scelta migliore? Un paziente anziano, tanti figli e la difficile mediazione tra bisogni, opinioni e desideri.

Continua a leggere »
Primo Piano

Portaflebo

Casi clinici/ Nell’anticamera di una stanza di ospedale, l’attesa, scandita dal lento passare dei giorni di una settimana.

Continua a leggere »
Primo Piano

A cuore aperto

Innovatore nell’ambito della cardiochirurgia, il prof. Alfieri si racconta in occasione del prestigioso riconoscimento Mitral Conclave Lifetime Achievement Award.

Continua a leggere »
Articolo

Uno sguardo sul futuro

Il discorso tenuto dal presidente CAO, dottor Fusardi, durante l’Assemblea annuale dell’Ordine dei Medici di Brescia, lo scorso 16 aprile 2023.

Continua a leggere »
Primo Piano

La relazione che cura

Il recente episodio di cronaca che ha coinvolto il Centro psicosociale di Orzinuovi offre l’occasione per ragionare su disagio psichico e investimenti in sanità.

Continua a leggere »
Casi clinici

Le sorelle Samantha

Casi clinici/ Una casa popolare in provincia, una pentola che bolle sui fornelli, una donna affetta da demenza, attorniata da una famiglia molto particolare.

Continua a leggere »
Recensione

Il capitale biologico

Recensione del libro "Il capitale biologico – Le conseguenze sulla salute delle diseguaglianze sociali", di Luca Carra e Paolo Vineis.

Continua a leggere »
Primo Piano

Non lasciateci soli

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera della dottoressa Sara Palmieri, apparsa sui media e condivisa da moltissimi colleghi.

Continua a leggere »
Casi clinici

Idem sentire

Casi clinici/ A volte, per riconoscersi, bastano uno sguardo e poche parole. Un’affinità immediata che può nascere anche in una stanza di ospedale.

Continua a leggere »
Primo Piano

Il morbo di K

Nel Giorno della Memoria, il ricordo di un’insolita epidemia che salvò molti ebrei dalla deportazione.

Continua a leggere »
Editoriale

Medicina è cultura

Insieme ai farmaci, anche i testi letterari possono diventare una cura. Per sostituire alla moderna frenesia il benessere offerto dalle buone letture.

Continua a leggere »
Casi clinici

Eleganza medica

Casi clinici/ Seduto accanto al letto c’è un uomo elegante, molto elegante. Nessuno vedendolo potrebbe pensarlo se non medico: è l’archetipo del medico.

Continua a leggere »
Intervista

Al ritmo del cervello

Alberto Benussi, neurologo e ricercatore UniBs, studia nuove metodiche non invasive per sfidare Alzheimer e demenze

Continua a leggere »
Editoriale

Out of pocket

Per mantenere un Servizio Sanitario Nazionale all’altezza della sua tradizione è necessario mettersi in ascolto degli uomini e delle donne che vi lavorano

Continua a leggere »
Casi clinici

Il valore della memoria

Casi clinici/ E’ stato testimone delle tappe più importanti della comunità: la storia di Giuseppe che ricorda la Spoon River di chi non c’è più

Continua a leggere »
Primo Piano

Nodi da sciogliere

La revoca della sospensione dei medici non vaccinati impone una riflessione deontologica importante. Insieme ad un’analisi dei nodi da sciogliere per il futuro.

Continua a leggere »
Casi clinici

Le visite notturne

Casi clinici/ Un uomo anziano e religiosissimo, una confidenza sventurata, il ricovero in ospedale. La ripresa dell’autonomia che passa dalla riscoperta di una complicità perduta.

Continua a leggere »
Editoriale

Si può morire di vecchiaia?

Sulla base del certificato ufficiale di morte, la Regina Elisabetta II sarebbe morta di vecchiaia. Ma esiste la morte per “vecchiaia”? E l’età è di per sé una malattia?

Continua a leggere »
Casi clinici

La figlia di Forlì

Casi clinici/ Una coppia anziana, una figlia lontana e una vicina, il delicato lavoro di composizione del medico. Perché per dare “buoni consigli” bisogna guadagnare i titoli sul campo della quotidianità.

Continua a leggere »
Recensione

Libri/ Racconti psichiatrici

Dei folli, gli psicotici, i matti non si parla più molto. L’esordio letterario di due psichiatri prova a raccontare questo mondo, affidandosi all’intensità degli epigrammi e ad un medical thriller.

Continua a leggere »
Primo Piano

Le “altre” pandemie

Sars-CoV-2 e non solo: le altre pandemie non infettive contribuiscono a distogliere lo sguardo. La guerra, il cambiamento climatico, la crisi di governo. Come sarà l’autunno con tante incertezze all’orizzonte?

Continua a leggere »
Editoriale

Il ruolo sociale del medico

Nonostante i progressi terapeutici e le straordinarie conquiste in campo medico, l’insoddisfazione dei pazienti (ma anche dei medici) è molto aumentata. Analizzarla è il primo passo verso possibili soluzioni.

Continua a leggere »
Primo Piano

Tempi difficili

L’editoriale del direttore Balestrieri analizza il periodo attuale segnato da pandemia, guerra e cambiamenti climatici, alla riscoperta di un senso più autentico della professione medica.

Continua a leggere »
Intervista

La parola è un farmaco

Fausto Manara, psichiatra e psicoterapeuta, innovatore nelle cure per i disturbi del comportamento alimentare, analizza il malessere di un presente inquieto. «Il punto vero è la difficoltà ad avere consapevolezza di chi siamo e quanto valiamo».

Continua a leggere »
Casi clinici

I luoghi della memoria

Casi clinici/ Un incontro inatteso nel silenzio del cimitero riporta alla luce un passato lontano. Alla ricerca di un senso, anche quando i ricordi sembrano svanire.

Continua a leggere »
Primo Piano

Il tempo triste di un mestiere bellissimo

Un sabato mattina d’estate, aspettando di andare al mare. Un improvviso malore e la corsa in Pronto soccorso, scenario di momenti relazionali su cui si misura la vera qualità del medico. Con un ringraziamento postumo, affidato a una cartolina da Rimini.

Continua a leggere »
0
Lascia un commentox