E’ il tempo della pandemia, della guerra, della crisi energetica ed economica, del cambiamento climatico.
E l’Italia giustamente è melanconica. “… da questo quadro profondamente mutato emerge una rinnovata domanda di prospettive di benessere e si levano autentiche istanze di equità…” (Censis dicembre 2022).
È il tempo del disagio medico diffuso e profondo.
È il tempo del Natale per cui vi risparmio, per una volta, le tante cause del nostro malessere.
È il tempo degli auguri, ma quest’anno li riservo a noi medici, a tutte le donne e gli uomini della salute che, nonostante tutto, testardamente, nelle corsie, negli ambulatori, di notte e di giorno, di sabato, di domenica, compreso il 25 dicembre, contrastano, anzi mi vien da dire lottano, contro l’inefficienza del sistema. E lo fanno semplicemente con il loro impegno quotidiano, fatto di ore in più, di rinunce a momenti di vita famigliare. E lo fanno, anche in questo tempo di “non gioia” o meglio di confusione melanconica, che pervade tutti, perché credono ancora in questo lavoro come uno dei fondamenti di senso della vita.
Da piccoli ci dicevamo che a Natale “ci sentiamo tutti più buoni” e allora, se posso esprimere un altro augurio, spero che, chi ne ha le possibilità, si renda pienamente conto che la prima equità da garantire è ancora “la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Mi auguro, insomma, che in tanti rimangano “buoni” anche da Santo Stefano in poi.
È il tempo del Natale, “è tempo di semplicità e soprattutto è tempo di gentilezza” *.
Auguri
* WIT Dramma in un atto di Margaret Edson 1995
