Sulla base del certificato ufficiale di morte, la Regina Elisabetta II sarebbe morta di vecchiaia (“old age”), cosi come il consorte principe Filippo (a 96 anni lei, a 99 lui). Un modo elegante per nascondere le cause della morte ed eventuali malattie? Oppure la verità?
Non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai, ma questo fatto ci permette di riflettere su un questione importante: esite la morte per “vecchiaia”? Nella lista delle cause di morte accettabili il Royal College of Pathologists[1] include anche ‘frailty of old age’, ‘debility of old age’, ‘old age’ e ‘senility’, anche se si raccomanda di evitare il loro utilizzo nei certificati[2], soprattutto quando non vi è evidenza di “fragilità”.
Nell’ICD IX è possibile trovare il termine “marasma senile” (cod 797) e nell’ICD X “marasma da denutrizione” (cod E41). Si tratta di termini che fanno riferimento alla perdita di peso, di massa muscolare, di forza, ad una debilitazione generale che possiamo definire come “primariamente” legate all’età in condizioni eccezionali e in età estremamente avanzate[3].
Dichiarare che un anziano muore “per l’età” è nella stragrande maggioranza dei casi il segno di un fallimento, della incapacità (raramente della impossibilità) di determinare la malattia (o le malattie) che hanno determinato la cessazione delle funzioni vitali.
Certamente in alcuni casi si può assistere ad un lento declino dello stato funzionale, delle prestazioni cognitive e delle condizioni generali di salute, con riduzione dell’apporto alimentare, perdita di massa muscolare e di forza fino allo spegnersi senza l’apparenza di una malattia determinate.
Ma anche in questo caso è l’età di per sé oppure una malattia (neurodegenerativa, neuromuscolare o entrambe) come osserviamo in molti casi di persone molto anziane, o una malnutrizione protratta?
E’ ancora aperta la discussione se l’età di per sé sia una malattia (e quindi una possibile causa di morte e nello stesso tempo oggetto di interesse per un’eventuale terapia) oppure un processo biologico che porta a livelli diversi di equilibrio, sempre più instabili e difficili da mantenere, e quindi si accompagna a fragilità e maggior rischio di malattia e perdita irreversibile delle funzioni[4].
Rinunciare a priori a cercare la presenza di malattie o condizioni potenzialmente reversibili in una persona anziana che va incontro ad un declino fisico e funzionale è comunque inaccettabile, anche se gli sforzi per cercare le cause devono essere commisurati alle possibilità di curare e ripristinare, evitando inutili (futili?) accanimenti.
Forse i reali d’Inghilterra sono davvero morti “di vecchiaia”… certamente hanno avuto la possibilità di curare eventuali condizioni reversibili, come dovrebbe essere per tutte le persone che invecchiano, accentando tutti con serenità la sorte che il destino (o la provvidenza per chi crede) ci riserva.
Angelo Bianchetti, Istituto Clinico S.Anna Brescia e Renzo Rozzini, Fondazione Poliambulanza, Brescia
[1] Lishman S. Cause of death list. The Royal College of Pathologists, 2020.
[2] Adhiyaman V, Chattopadhyay I. Is it appropriate to link ‘old age’ to certain causes of death on the medical certificate of cause of death? Future Healthc J. 2021;8
[3] Istituto Superiore di Sanità. La classificazione internazionale ICD. https://www.epicentro.iss.it/mortalita/classificazioneICD
[4] Rozzini R, Bianchetti A, Trabucchi M. Medicina della fragilità. Vita e pensiero, Milano 2014