La guerra nel cuore dell’Europa. Devastante, sanguinosa. Già altissimo il numero delle vittime, anche civili. Milioni i profughi. Una incombente catastrofe umanitaria. Non lo pensavamo possibile.
E si riparla di minaccia nucleare, per la prima volta dopo i tempi lontani della guerra fredda.
Nel 1980 Bernard Lown, illustre cardiologo statunitense, fondò, insieme ad Evgheny Chazov, cardiologo sovietico, l’associazione dei medici contro la guerra nucleare (International Physicians for the prevention of nuclear war-IPPNW) che diffuse nella comunità medica e nel pubblico più ampio la descrizione documentata dell’ingestibile scenario sanitario conseguente ad un conflitto nucleare, l’ultima epidemia appunto.
L’associazione ebbe il Premio Nobel per la pace nel 1985.
In Italia fu attiva con molte iniziative, anche a Brescia, con il generoso impegno del suo Presidente, il compianto Alberto Malliani.
Oggi è di nuovo il momento di ribadire come medici all’opinione pubblica ed alla politica, al di là di ogni contrapposizione, il pericolo che l’ipotesi nucleare rappresenta per la sopravvivenza stessa della nostra specie.
Questo il comunicato congiunto dei medici russi ed ucraini aderenti a IPPNW del 16 marzo scorso.
“Il conflitto tra Russia e Ucraina continua, portando a vittime umane. E in caso di escalation del conflitto potrebbe causare conseguenze più gravi, coinvolgimento di altri Paesi, impianti nucleari e persino un confronto nucleare.
È una grande tragedia nel centro dell’Europa causata dall’incapacità delle autorità di parlarsi e capirsi e che desiderano avere benefici unilaterali per un Paese senza prendere in considerazione i diritti e la sicurezza di altri Paesi.
Il lavoro di qualsiasi medico in questo mondo è strettamente correlato ai principi di uguaglianza e di approccio non giudicante nel loro lavoro. La recente pandemia di COVID-19 ha dimostrato a tutti quanto possano essere vulnerabili gli operatori sanitari mentre i sistemi sanitari vengono sopraffatti da un disastro su tale scala. Malattia, morte e burnout diffusi tra gli operatori sanitari hanno sottolineato la necessità di importanti reinvestimenti di tempo, denaro e risorse per educare e preparare professionisti competenti e qualificati nel campo della medicina”.
Sembra incredibile quanto stia accadendo nelle regioni dell’Est europeo:
“Russia e Ucraina sono state strettamente collegate tra loro fin dall’inizio della loro storia. È difficile trovare una persona in Russia che (o i cui amici) non abbia parenti in Ucraina. Entrambi i Paesi fanno parte dell’Europa orientale e condividono stretti legami economici e culturali. Tutti questi fatti fanno sentire tutti i medici molto più preoccupati per l’attuale situazione nella regione. E la più pericolosa di tutte le possibili minacce è, naturalmente, quella nucleare.
Siamo profondamente consapevoli delle conseguenze umanitarie dei disastri nucleari per la salute, l’ambiente e il clima. La guerra nucleare potrebbe mettere in pericolo tutta la civiltà umana. Anche una singola detonazione nucleare causerebbe centinaia di migliaia di morti e le conseguenze a lungo termine durerebbero per decenni. Gli ospedali sarebbero distrutti e il personale medico ucciso o ferito. Non esiste una cura per le vittime di una guerra nucleare. Non c’è niente che i servizi medici possano fare per aiutare le persone. L’unica opzione è la prevenzione.
In un mondo che non solo ha sofferto le conseguenze per la salute della pandemia, ma anche l’isolamento e la divisione tra persone, famiglie, comunità e intere nazioni, l’uso di armi nucleari sarebbe la minaccia finale per il sistema sanitario e per tutta l’umanità. È giunto il momento di agire ora e fare tutto il possibile per salvare vite umane e trovare un modo saggio per collaborare.
Chiediamo alle autorità delle parti che si confrontano e alle autorità statunitensi di fare di tutto per accelerare negoziati costruttivi ed efficaci per stabilire la pace in Ucraina al fine di salvare la vita del popolo ucraino e russo”.